Le ultime deroghe sono scadute e il settore del gioco d’azzardo legale in Italia deve fare i conti con l’entrata definitiva in vigore del decreto Dignità. Qualsiasi forma di pubblicità legata al gioco d’azzardo non solo sui media, ma anche in riferimento ai contratti di sponsorizzazione, è stata bandita e i trasgressori saranno pesantemente sanzionati.
Una notizia che contrasta un po’ con l’andamento perennemente in rialzo del mondo dei casino online. I siti di poker online italiani legali stanno raccogliendo un grande successo sul web, anche per via dei dispositivi mobili. Infatti, gli utenti che cominciano a giocare d’azzardo lo fanno sempre più spesso tramite i propri smartphone e tablet: un modo di puntare e scommettere estremamente comodo e pratico, visto che basta un cellulare di nuova generazione e una connessione al web ed ecco che il gioco è fatto.
Decreto Dignità: la protesta degli operatori del settore
È passato praticamente un anno rispetto a quando entrò in vigore il decreto Dignità, che aveva nell’articolo 9 il suo principale corollario per contrastare il più possibile la ludopatia. L’emendamento alla manovra, però, fece posticipare tutti i vari effetti, ma adesso le deroghe sono scadute e le conseguenze sul settore dei giochi si fanno già sentire.
Il primo effetto che salta all’occhio è il divieto di ogni tipologia di sponsorizzazione. Stesso bando per qualsiasi contenuto di carattere promozionale e pubblicitario: addirittura sono comprese le citazioni acustiche e visive, così come la sovraimpressione di qualsiasi tipo di informazione che possa riportare ad una società che opera nel gioco d’azzardo.
Gli operatori del settore hanno cercato di far sentire la loro voce nel corso di questi mesi transitori coperti dalla deroga, ma la risposta dell’Agcom non è stata esattamente quella che si sarebbero aspettati. Infatti, l’Autorità garante per le Comunicazione ha diffuso le linee guida, che in realtà non vanno in alcun modo a modificare quanto sancito dalla normativa, ma lasciano aperte alcune eccezioni a tali divieti.
E la riforma collettiva dei giochi pubblici?
Una situazione che si preannuncia molto complicata anche per tante società sportive: infatti, i vari contratti di sponsorizzazione fruttavano delle cifre davvero notevoli. Basti pensare che solamente la Serie A di calcio si intascava qualcosa come 35 milioni di euro di finanziamenti da questa industria ed è facile capire quanto possano essere elevate le perdite anche per tante altre discipline.
Lo stesso decreto Dignità, però, aveva previsto un’ulteriore novità. Infatti, il Governo avrebbe dovuto proporre, nel giro di sei mesi dalla sua entrata in vigore, quindi a febbraio di quest’anno, una riforma generale che riguardasse i giochi pubblici. Tutto questo non solo non è avvenuto, ma per il momento si fa una gran fatica anche solo a intravedere una luce in fondo al tunnel. Sembra che un disegno di legge delega si stia muovendo, ma i tempi continuano ad allungarsi.