Iniziamo questa riflessione con una doverosa premessa: un comportamento aggressivo non è accettabile all’interno di una società civile, perché può ferire chi ci sta intorno sia sul piano fisico sia su quello psicologico. Nel poker, tuttavia, l’aggressività è spesso fondamentale per assumere il controllo del gioco e far vedere chi comanda al tavolo.
Infatti, quando si gioca a poker, non è detto che la migliore mano pre-flop (o addirittura post-flop) vinca le fiches. Convincere i tuoi avversari che la tua mano sia vincente può costringerli a passare, e per ottenere questo il metodo migliore è scommettere un numero elevato di fiches.
Nei primi stadi della nostra carriera da pokeristi ci avranno forse insegnato che un giocatore deve sempre cercare di calcolare le odds e agire di conseguenza, ma un atteggiamento aggressivo è altrettanto importante se usato correttamente e nelle giuste circostanze.
In ogni caso, l’aggressività non deve essere confusa con l’incoscienza. Per esempio, andare all-in con 42 quando sei il primo a chiamare non può definirsi gioco aggressivo. Infatti, così facendo permetteresti ai tuoi avversari di raddoppiare le loro fiches, se avessero la fortuna di avere due carte alte o un poket pair. Con una strategia del genere finiresti per lasciare presto il tavolo. D’altra parte, se sei seduto davanti al bottone del mazziere e il flop è AA5, avendo scommesso molto riusciresti a far credere ai tuoi avversari che tu abbia perlomeno tre assi – e anche se non ne sono sicuri in genere non vorranno rischiare di perdere tante fiches solo per scoprire il tuo bluff!
Per finire, un ultimo consiglio: quando si usa una strategia di gioco aggressiva è fondamentale partire subito alla grande nel ruolo di “chip leader”, di modo che, se il bluff non dovesse funzionare, ci si possa permettere di perdere le fiches scommesse.